Roberto Barni
la mano attraversa
a cura di Davide Di Maggio
Milano, Fondazione Mudima
6 maggio – 3 giugno 2022
Inaugurazione: giovedì 5 maggio, ore 18
la mano attraversa
e a tutto l’universo
chiediamo di noi stessi
nelle stelle ho disegnato
il mio autoritratto
somiglia alle nuvole
la linea è un bosco
dove ad ogni passo
si mette un piede in fallo
son propio io perché
non mi somiglia
ed è certo
altrimenti non sarebbe vero
perché quel che è vero
non somiglia
Nel numero 24 della rivista Alfabeta2 di novembre 2012 Alberto Boatto scriveva: “L’opera di Roberto Barni, in pittura e in scultura, rinnova con visionaria originalità la superba linea dell’arte italiana impegnata, lungo il Novecento e oltre, ad affrontare la difficile, improrogabile esigenza di dare un’espressione visiva alla figura dell’uomo, non già dell’uomo eterno, ma proprio dell’uomo malmesso dei nostri giorni. Per questo nella sua opera l’uomo ha cessato di possedere il privilegio di un’individualità, di una fisionomia riconducibile a una persona singola, per presentarsi col profilo assottigliato di un emblema anonimo costantemente affaccendato e in cammino.
Figure di uomini che hanno abbandonato i solenni piedistalli per collocare con umiltà i propri piedi sulla durezza del terreno e che si mantengono in bilico tra due precipizi: l’assenza e il vuoto.
In scultura, la fusione nel bronzo rappresenta la scelta funzionale di una materia e di una tecnica metallurgica che consente la moltiplicazione del modello nei confronti dell’inclinazione del marmo verso l’unicità aristocratica e la sua replicabilità diventa il modo di mostrare più concretamente possibile l’assenza e il vuoto”.
Una scultura che porta ancora le tracce visibili della mano del modellatore, che rappresenta la scelta dell’artista di resistere al vuoto. “La mano è l’uomo stesso” sintetizzava Anassagora. Immediatamente il pensiero ci porta all’opera di Michelangelo, alle “due mani” più celebri del mondo nel momento in cui Dio dona lo spirito e la vita all’uomo. Da quel momento in avanti è a lui consegnata una libertà di pensiero e azione che reca con sé la totalità e la complessità d’azione che, in tutto il corso storico dell’umanità, in gran parte sarà dovuta, nel bene come nel male, a quell’unico e assoluto artefice che è la mano dell’uomo, quella stessa mano che nell’allontanamento ha trovato la padronanza di sé.
L’artista attraverso la sua mano porta all’esistenza ciò che prima non esisteva. La sua opera creatrice consiste nel far passare il mondo dal caos all’armonia, dal disordine alla bellezza. Un artista partecipe dell’universo e consapevole della propria responsabilità di fronte a se stesso, ai suoi simili e al suo destino. E qui sta anche la grandezza dell’uomo, la straordinaria consapevolezza di oltrepassare i limiti escludendo la morte.
La mostra alla Fondazione Mudima dal titolo la mano attraversa si concentra sull’ultima attività scultorea dell’artista con la presenza di 12 grandi opere in bronzo patinato affiancate da una grande opera su tela e da 5 fotografie.
Un allestimento ben articolato che si apre con l’opera Figura in piedi, un uomo e cavi in bronzo, una delle ultime in senso temporale ma che ci rimanda alle “sculture da indossare” degli anni ’60. Nella sala grande al piano terra troviamo tre grandi sculture: Incrocio, 2015 dove quattro uomini congiunti per i piedi e separati da uno spazio pari ad un angolo retto percorrono direzioni diametralmente opposte, Ho buona memoria, 1976-2015 dove la verticale e l’orizzontale possono essere scambiate, Anatema, anni ’70-2017 e Accensione, 2022 due figure una sopra l’altra collegate da cavi di bronzo, che insieme alla scultura intitolata la mano attraversa, 2022 sono tra le più recenti.
Al primo piano troviamo subito la scultura Lo sciatore di base con la testa al contrario che viene inesorabilmente trascinato in un vuoto a lui invisibile. La seconda sala si apre con le sculture Senza titolo, 1972-2000, una serie di piedi e mani appoggiati a parete, Tensione, 2022, due figure l’una di fronte all’altra collegate da cavi di bronzo e Transenna, 2017.
Di fronte la scultura Addosso, 2010 posta davanti a una grande tela Paesaggio addosso, 2010 collocata tra parete e pavimento. Infine la sculture Capogiro, 2012 in cui un uomo è gettato nel cestino della spazzatura.
Chiude la mostra una serie di fotografie che testimoniano i momenti principali della vita artistica di Roberto Barni.