La Vocazione di San Filippo nel Chiostro dei Voti

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La vocazione di San Filippo nel Chiostro dei Voti

di Paola Ircani Menichini

Un nome importante per Firenze si associa a questa lunetta  (cm 364 x 303) del Rosselli dipinta nel Chiostro dei Voti, che è l’antiporto davanti all’entrata nella basilica. È quello di Piero di Cosimo dei Medici (1416-1469) signore non ufficiale della città dal 1464 alla morte, e padre di Lorenzo il Magnifico.

Nelle Memorie del convento, il padre Filippo Tozzi lo ricorda parlando della cappella della SS. Annunziata che si trova a pochi metri al di là del muro:

Nella Lunetta che segue riescono le finestre della Cappella della Nunziata,e nel pilastro, o colonnino, che le divide osservasi l’Arme di Piero di Cosimo de’ Medici. S. Filippo Benizi in atto di vestire l’abito de’ Servi fu dipinto dal Rosselli l’anno appunto che morì, e per tal motivo restò la pittura imperfetta. Vasari nella Vita di Andrea del Sarto V del 1475 a 81 t. ove pare che vivesse in questo Anno.

Il legame con la Vestizione è comprovato dal fatto che Piero de Medici fu in amicizia con un Servo di Maria di grande spessore, fra Mariano Salvini, che – pensiamo – commissionò l’affresco dopo la morte del suo protettore proprio per compierne il desiderio di abbellire le adiacenze esterne della cappella della SS. Annunziata. Entrambi sono protagonisti del libro Dialogus De origine Ordinis Servorum ad Petrum Cosmae  scritto tra il 1465 ed il 1469 in forma di colloquio (tra il Salvini e il Medici) da fra Paolo Attavanti († 1499) dei Servi di Maria. Tratta della storia dell’Ordine, argomento che era molto sentito nell’ambito del convento e di Firenze e che aveva dato motivo sempre all’Attavanti di comporre verso il 1461 una significativa Vita di S. Filippo Benizi.

Il Salvini era stato anche priore del convento nel 1448 al tempo della convenzione con la compagnia di Santa Barbara e tra 1468 e il 1469 doveva avere avuto il suo peso nella decisione di commissionare al Rosselli la tavola d’altare, anche se non faceva più parte della comunità religiosa. Dal 1455 infatti aveva preso il posto di fra Matteo di Piero al vescovado di Cortona. Tuttavia doveva aver conservato una certa influenza: e la sua morte, pochi anni più tardi (15 maggio 1577), ci sembra possa spiegare almeno in parte il perché la Vestizione sia l’unica lunetta dipinta dal Rosselli nel chiostrino.

Si rivela anche  di un certo interesse per indagare sul nostro artista e la sua opera un altro affresco nel muro esterno opposto alla cappella della SS. Annunziata: la Natività del Signore di Alesso Baldovinetti, maestro al quale  Cosimo fu vicino almeno sul piano stilistico.

Il padre Tozzi nella sue Memorie, seguendo Vasari, riporta un errato anno di morte del Rosselli che in realtà passò a miglior vita il 7 gennaio 1507. Resta invece comunemente accettata  dagli studiosi, in mancanza di altri documenti, la data della Vestizione: il 1475. Fu preceduta da almeno un disegno preparatorio a penna su carta bianca di cm 16,1 x 23,8 raffigurante un uomo inginocchiato, ricordato e studiato nel 1932 a Aschaffenburg in Baviera.

Di raffinata ideazione, quindi, la Vestizione, rivela anche oggi a pieno il suo notevole pregio artistico per le figure e l’originale composizione della scena. Presenta infatti due momenti distinti della vocazione di San Filippo: la visione della Vergine che guida il carro dell’Ordine dei Servi di Maria, e la sua vestizione religiosa.

Nella parte a destra (la visione) il giovane è quasi di profilo, girato di schiena, inginocchiato dinanzi ad una grande finestra ad arco nel fondo di un tempietto di stile classico che raffigura idealmente la cappella della SS. Annunziata nella quale era andato sentire la messa. Tiene le mani giunte a preghiera un poco piegato con la persona, assorto a guardare in alto al cielo. Ha lineamenti regolari e folti capelli che gli scendono ricciuti sulle spalle. Il mantello è di un vistoso colore celeste, forse a rappresentare il ceto sociale di rango di cui faceva parte. Un frate con le dita della mano destra gli tocca la spalla  e con l’altra abbassata raccoglie parte della propria veste. È il custode della chiesa fra Alessio Falconieri che credendo Filippo addormentato, cerca di svegliarlo.

La scritta sul tempietto spiega il significato della visione: FILIPPE ADIUNGE TE AD CURRUM ISTUM – Filippo, raggiungi questo carro. L’invito fa riferimento all’episodio degli Atti degli Apostoli in cui lo Spirito Santo invita il diacono Filippo a salire sul carro dell’eunuco etiope funzionario di Candace, regina di Etiopia (Atti 8,29).

Nella parte a sinistra dell’affresco (la vestizione) il giovane seminudo ha seguito l’invito e, appena deposta la veste azzurra, riceve una tonaca bianca. È inginocchiato presso la porta di una chiesa dinanzi a tre frati, due dei quali sono incurvati in atto di mettergli le maniche, il primo di schiena, l’altro di fronte. Il giovane ha già introdotto parte delle braccia piegate dentro la veste e alza il capo per guardare un confratello.

Altri frati gli fanno cerchio intorno con ceri accesi in mano o in atto di cantare  ed uno alza la testa in alto per contemplare la visione della Vergine. Sullo sfondo si vedono tre figure, due delle quali stanno conversando tra loro mentre la terza è solitaria e di fronte. In lontananza oltre la chiesa si scorge la città di Firenze, la cupola di Santa Maria del Fiore, uno scorcio di quella di San Giovanni; nel mezzo il fiume Arno scorre per la campagna. Dall’altro lato, su di un colle, è dipinto un fabbricato.

In alto e centrale, nel cielo tra rade nubi, è rappresentata la Vergine sul carro sotto un baldacchino. Si presenta di profilo, tiene le braccia incrociate e le dita delle mani appoggiate alle gambe. Una capigliatura copiosa le cade lungo le spalle. Alla sua sinistra, un angelo ad ali spiegate le vola accanto, guardandola mentre tiene le braccia incrociate al petto. All’opposto un altro angelo posa piedi sulle nubi, accanto all’asta del baldacchino  e anch’egli con braccia le serrate al seno. La testa di un cherubino si affaccia presso il sedile.

Un leone e un agnello tirano il carro a rappresentare, raffigurati insieme, la destinazione finale del Paradiso. Le sue ruote sono il simbolo quattro evangelisti, cioè della Parola del Signore che corrobora il viaggio dell’anima verso l’eternità.

Una cornice finta gira intorno all’affresco e,  nell’ornato dentro a sette tondi, vi sono altrettante teste; la prima in alto ha i capelli biondi lunghi sulle spalle, e la barba bionda, forse una raffigurazione del Salvatore. La seconda a sinistra è di un uomo giovane dai capelli scuri, la veste rossa e il cappello color paonazzo. L’altra opposta appartiene a un uomo con la veste e il cappello neri, forse un magistrato. Le restanti teste, con il cappuccio o prive di copricapo, sono di religiosi. È probabile che tra i laici possano essere rappresentati Piero di Cosimo de Medici, suo figlio Lorenzo il Magnifico o lo stesso pittore.

Una secolare umidità, l’ incuria e restauri e ritocchi eseguiti nel passato con poca perizia, hanno reso l’affresco parzialmente rovinato fino ai recenti restauri.

Bibliografia

Dizionario della pittura e dei pittori, IV, Torino 1993, alla voce.

  1. Degenhardt, A Cosimo Rosselli drawing, in Burlington Magazine, 1932, XI.
  2. A. Crowe, G. B. Cavalcaselle, A. Mazza, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, vol. VIII, Firenze 1883.
  3. M. Tozzi, Memorie della chiesa e del convento, 1765, a cura di E. M. Casalini e P. Ircani Menichini, Firenze 2010.

Dialogus De origine ordinis servorum ad Petrum Cosmae (Piero di Cosimo de’ Medici), scritto tra il 1465 ed il 1469, ora in Monumenta Ordinis Servorum Sanctae Mariae, XI, 1, Roulers 1910.

Acta Sanctorum: 23. August Ökumenisches Heiligenlexikon.

Centro di documentazione Polo Museale Fiorentino catalogo n. 00281825.



 

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