I protagonisti del restauro della Pietà Fiorentina di Michelangelo
Luca Bagnoli, presidente Opera di Santa Maria del Fiore
“L’Opera di Santa Maria del Fiore è un’istituzione fondata nel 1296 per sovrintendere alla costruzione della Cattedrale e del suo campanile, ed ha come compito principale quello di conservare il complesso monumentale del Duomo di Firenze. Per questo la conservazione e il restauro del nostro patrimonio storico-artistico sono la ragion d’essere di questa istituzione.
Da oggi possiamo aggiungere all’elenco, con grande orgoglio, il restauro della Pietà di Michelangelo, uno dei massimi capolavori di questo artista unico al mondo”.
Simonetta Brandolini d’Adda, presidente Fondazione non profit Friends of Florence
“Friends of Florence è nata per la salvaguardia del patrimonio artistico di Firenze e della Toscana. I nostri benefattori spesso si appassionano a un certo artista e il genio di Michelangelo è una delle figure più importanti che abbiamo seguito in questi anni come testimoniano il restauro e la manutenzione del David, l’intervento sulle Prigioni e sul Dio Fluviale e su alcuni disegni e sculture giovanili dell’artista. Il restauro della Pietà Bandini ha entusiasmato subito i nostri benefattori perché è un’opera così intima e ricca di potenza. L’intervento ha rivelato tutta la maestria ma anche i tormenti dell’artista.
Ringrazio a nome di Friends of Florence l’Opera di Santa Maria del Fiore e il Museo per averci coinvolti nel restauro di questo grande capolavoro”.
Andrea Pessina, Soprintendente ABAP per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato
“Un intervento fondamentale per consentire una piena lettura dell’ultimo grande capolavoro di Michelangelo e coglierne la sua travagliata storia”.
Antonio Natali, consigliere Opera di Santa Maria del Fiore
“Allo scadere del 2018 l’Opera di Santa Maria del Fiore decise di metter mano al restauro della Pietà di Michelangelo. Risoluzione che trovò subito conforto nella disponibilità della Fondazione americana dei ‘Friends of Florence’ a sostenerne l’onere.
Il restauro, sensibile e discreto, iniziato nel novembre 2019 ha prodotto acquisizioni nuove e nuova materia per riflessioni ulteriori, nel contempo restituendo al gruppo di Michelangelo un’immagine che finalmente consente la lettura perspicua d’un trattamento pervenuto a gradi diversi di lavorazione: dall’appena sbozzato al quasi finito”.
Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo
“Per i visitatori al nostro museo, la Pietà scolpita da Michelangelo per la propria tomba, che include il suo autoritratto, ha particolare impatto sia estetico che emotivo. E grazie al restauro realizzato dall’Opera di Santa Maria del Fiore con l’aiuto dei Friends of Florence, torna ora leggibile come massimo capolavoro degli ultimi anni dell’artista, anche se non finita.
All’epoca simili opere erano chiamate ‘infinite’”.
Samuele Caciagli, Responsabile dei lavori e dirigente dell’Area Tecnica
“La Pietà dell’Opera del Duomo di Firenze mostra in modo chiaro ed inequivocabile i segni e le cicatrici che ne raccontano la storia e le vicende che hanno contraddistinto i suoi quattrocentosettanta anni di vita.
Eventi traumatici narrati dagli storiografi, vicende collezionistiche legate ai vari passaggi di proprietà e numerose attività di movimentazione, ne hanno fatto un’opera enigmatica, difficile da studiare e comprendere nel dettaglio esecutivo e ne hanno inevitabilmente segnato e compromesso la facies originaria”.
Beatrice Agostini, direzione dei lavori di restauro
“L’Opera di Santa Maria del Fiore per questo intervento di restauro ha scelto di realizzare un “cantiere aperto” per permettere ai visitatori del museo di seguire le fasi dell’intervento.
E‘ stato costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha permesso di effettuare le indagini necessarie per comprendere i degradi presenti sulla scultura, per individuare le metodologie di restauro e anche documentare e studiare l’opera; studio che continuerà anche nei prossimi mesi visto che grazie al restauro la scultura è tornata ad essere visibile in ogni suo dettaglio”.
Paola Rosa, restauratrice
“Il criterio adottato ha portato all’accurata ed equilibrata rimozione dei depositi superficiali e al graduale alleggerimento delle alterazioni cromatiche che interferivano sul carattere pittorico delle superfici, impresso da Michelangelo attraverso il magistrale uso degli strumenti di lavorazione.
L’obiettivo del restauro è stato quello di raggiungere una lettura superficiale perspicua, senza soluzione di continuità, riproponendo l’immagine della Pietà scolpita ex uno lapide, probabilmente pensata ab origine da Michelangelo”.