La Battaglia dei Centauri, Particolare, foto di A. Quattrone
SCHEDA STORICO ARTISTICA
Ispezionare da vicino le statue in marmo di Michelangelo Buonarroti è sempre fonte di emozione, stupore e accrescimento di conoscenze.
L’intervento e la riconsiderazione critica sulla Madonna della scala (1490) e sulla Battaglia dei centauri (1491-1492), i due straordinari rilievi scolpiti da Michelangelo adolescente nel Giardino di Lorenzo il Magnifico a San Marco, dove aveva per maestro l’anziano Bertoldo di Giovanni, l’ultimo assistente di Donatello, sono stati resi possibili dalla generosità dei donatori dell’Associazione Friends of Florence sotto la presidenza di Simonetta Brandolini d’Adda.
In queste due precoci prove, entrambe nel museo della Casa Buonarroti, Michelangelo rivela le fonti della sua formazione. La Madonna è appunto un omaggio a Donatello, il massimo scultore del Quattrocento, dal quale derivano il tema dell’erta rampa di scale e la particolare tecnica a bassorilievo dello ‘stiacciato’: e per questo in via eccezionale sarà prestata alla mostra su Donatello. Ma la maestosa Vergine di profilo seduta su un cubo e il Bambino Gesù di spalle, stretto al suo seno, hanno già il piglio monumentale della futura statuaria. Ben visibili grazie alla sensibile pulitura, i quattro putti tra la scala e il pianerottolo restano presenze misteriose. Due, visti in scorcio di sotto in su (il che fa pensare che la collocazione originaria della lastra marmorea fosse abbastanza in alto) lottano o si abbracciano; gli altri due sono affaccendati a sciorinare un drappo, che forse allude al sudario di Cristo. Coppie di putti simili, intenti ad azioni allusive ed enigmatiche, li ritroveremo nella Volta della Cappella Sistina in Vaticano (1508-1512), dove affiancano i Veggenti nei loro scrittoi.
Se già in questa primo rilievo Michelangelo rivela la potenza e l’originalità della sua inventiva, ancor più complesso è l’altorilievo con la Battaglia dei centauri, ricavato da un’unica lastra di marmo apuano e popolato da decine di figure, intersecate e allacciate nello svolgersi di azioni violente.
Il soggetto fu definito «il ratto de Deianira e la zuffa de’ Centauri» (Ascanio Condivi, 1553), poi «la battaglia di Ercole coi Centauri» (Giorgio Vasari, 1568). Certo tratto dal mito antico, fu suggerito al giovane Michelangelo da Agnolo Poliziano, umanista della cerchia di Lorenzo il Magnifico, che attinse a fonti classiche, o le Metamorfosi di Ovidio o i miti di Ercole. Nella mischia furibonda si contrappongono le figure degli uomini (e di alcune donne) a quelle per metà equine dei centauri, in serrati viluppi di membra avvinghiate, con ispirazione dai modelli dell’antichità romana. L’altorilievo infatti rielabora le scene di lotta dei sarcofagi classici, tra cui quelli presenti, allora come ora, nel Camposanto di Pisa. Nella sua incompiutezza, la Battaglia mostra la stupefacente perizia del giovane Michelangelo nella lavorazione del marmo a vari livelli di finitura: si va dal quasi tutto tondo delle figure emergenti, compreso l’eroe di tre quarti che anticipa il gigantesco David, al fine rilievo dei combattenti sullo sfondo; ed è straordinario il controllo degli incastri tra i corpi. Colpisce inoltre l’espressività emotiva delle figure, anche di quelle appena accennate: la rabbia dei lottatori, la violenza dei rapitori, il dolore dei colpiti.
Grazie ai Friends è stato anche rinnovato l’allestimento della sala, compresa l’illuminazione, con nuove tinteggiature e adeguati apparati, che valorizzano i rilievi conferendo loro piena leggibilità.
Cristina Acidini
Presidente della Fondazione Casa Buonarroti