Comunicazione di Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze
14 maggio 2020
Gli articoli usciti sulla stampa, che ho avuto modo di leggere anche negli ultimi giorni, continuano a descrivere la Galleria dell’Accademia di Firenze, che ho ripreso a dirigere da circa due mesi, in modo non corrispondente alla reale situazione ed anche quando si determinano situazioni vantaggiose per la funzionalità delle attività queste sarebbero conseguenza di misteriose scoperte occasionali.
È evidente che i vari passaggi di attribuzione dell’Istituto prima agli Uffizi e poi di nuovo ritornato autonomo, quest’ultimo avvenuto in piena esplosione della pandemia del Covid 19, non hanno consentito di poter correttamente esercitare la necessaria e doverosa attività di informazione che avrebbe evitato la pubblicazione di notizie incomplete, imprecise e frammentarie.
Cercherò con questa comunicazione di esporre, in modo chiaro ed esaustivo, gli elementi più interessanti in merito alla vicenda dell’impianto di climatizzazione della Tribuna del David che ha tanto attivato la fantasia di molti, con il proponimento di essere in futuro più puntuale e cadenzata anche nelle attività di informazione.
Innanzitutto, va precisato che già nel 2018 sono stati effettuati, in attesa della redazione di una progettazione organica e complessiva, interventi di grossa manutenzione all’impianto di climatizzazione con sostituzione di gruppi frigo ed elementi per il trattamento dell’aria, nonché la sostituzione dei filtri dell’aria che non veniva effettuata da svariati anni. In ogni caso l’aria immessa era preventivamente fatta passare dai filtri che, come detto, sono stati in questo ultimo periodo periodicamente sostituiti. È stata cura di questa direzione coinvolgere costantemente l’ASL in queste operazioni che sono state eseguite dall’IGEAM, società che ha in gestione il servizio di RSPP per il MiBACT, nonché da laboratori accreditarti presso il Ministero della Salute e, dunque, adeguatamente specializzati nel settore.
L’intervento di manutenzione straordinaria di questo impianto era stato dunque programmato già da tempo e, dovendo seguire la corretta prassi imposta dal codice dei contratti, oltre un anno e mezzo fa fu avviata la gara per l’affidamento di uno studio di fattibilità tecnica ed economica, non solo di questo impianto, ma della climatizzazione dell’intero Museo, unitamente alla revisione degli impianti elettrici e di illuminazione in quanto il sistema impiantistico esistente risultava vetusto e bisognevole di continui interventi manutentivi. Contestualmente fu avviata anche la progettazione di altri interventi di particolare rilevanza, come quella sulle condizioni poco esaltanti delle capriate lignee delle coperture della sala del Colosso, per la quale si è arrivati alla gara per l’affidamento dei lavori, purtroppo sospesa per l’attuale contingenza.
Tornando agli impianti di climatizzazione, una volta ottenuto lo studio di fattibilità si è passati alla gara per la redazione del progetto definitivo ed esecutivo. Tra il primo ed il secondo livello progettuale si ritenne giustamente necessario effettuare delle prospezioni, condotte anche con telecamera montata su robot, per indagare sullo stato di conservazione delle canalizzazioni; esse misero in evidenza una condizione di mancata manutenzione dei condotti che durava da alcuni decenni e che richiese ulteriori approfondimenti di natura igienico sanitaria atte a valutare se fosse conveniente prevedere con il progetto esecutivo la sanificazione delle canalizzazioni o la loro sostituzione. L’opzione assumeva una certa valenza anche economica in quanto, per la sanificazione di questi elementi si sarebbe dovuto realizzare una sorta di rivestimento delle pareti interne da ottenere con tecniche molto particolari, mentre la sostituzione delle canalizzazioni sembrava in un primo momento possibile solo operando dall’alto con la rimozione del pavimento.
Anche queste scelte, quindi, richiedevano maggiori approfondimenti ed opportune valutazioni. Mentre davamo incarico all’ASL ed ai laboratori specializzati di eseguire accurate indagini sulla qualità degli ambienti, ci siamo preoccupati di consultare gli archivi ed il materiale documentale relativo agli ultimi interventi di sistemazione del Museo. Quindi, non di una fortuita ed inaspettata scoperta si è trattato, ma la semplice consultazione di alcune fotografie dell’inizio degli anni Ottanta ha messo in evidenza la realizzazione di un solaio di calpestio per la galleria dei Prigioni, lasciando una intercapedine alta circa un metro e mezzo, spazio in cui furono collocate le esistenti canalizzazioni dell’impianto. Questa constatazione ha consentito di optare per la scelta della sostituzione dei canali, di più semplice esecuzione ed è stato richiesto al gruppo di progettazione di redigere un primo stralcio del progetto che permettesse la immediata esecuzione di un primo intervento urgente.
L’impianto di climatizzazione, spento lo scorso gennaio, doveva comunque essere chiuso per consentire la sostituzione dell’UTA (unità trattamento aria), vecchia di alcuni decenni e causa di diversi malfunzionamenti nel corso degli ultimi tempi. Con questo importante intervento di manutenzione sulle macchine principali dell’impianto si è potuto effettuare doverosi accertamenti sulle condizioni delle canalizzazioni per la distribuzione dell’aria, poste in opera più di quarant’anni fa al di sotto del solaio e da allora mai visionate. Oggi l’accertamento è stato possibile grazie all’utilizzo di mini robot telecomandati, muniti di telecamera. Lo scopo di questa indagine visiva di tipo sofisticato era necessario per capire se si dovessero sostituire anche le canalizzazioni, oltre alle macchine di trattamento dell’aria. La verifica ha mostrato una condizione di fatiscenza ed inadeguatezza degli elementi che ne hanno poi imposto la sostituzione. Questi accertamenti, previsti per scrupolo e che hanno destato tanto scalpore a causa di una comunicazione irresponsabile, sono da collocarsi nella volontà di andare a fondo rispetto a problematiche emerse, invece del facile atteggiamento di operare con l’obiettivo del solo conseguimento di risultati di maggior ritorno mediatico come, ad esempio per il caso in questione, di cambiare solo l’UTA, ammodernare qualche elemento di contorno di maggior presa per il pubblico ed organizzare un’inaugurazione ben supportata mediaticamente. Le modalità operative imposte da questa direzione hanno, invece, perseguito l’obiettivo di agire in maniera tecnicamente e logicamente corretta sistemando finalmente in maniera ottimale una situazione trovata in condizioni deplorevoli, invece che continuare a mettere toppe su un impianto vecchio di 40 anni e, fino al mio arrivo, trascurato in modo irresponsabile.
In parallelo ci siamo documentati sulle scelte da fare e, per quanto riguarda i risultati degli esami di laboratorio sulla qualità dell’aria, abbiamo acquisito anche i pareri espressi dalla Società IGEAM e, soprattutto, dalla USL Toscana Centro; quest’ultimo ha elaborato ulteriori esami di laboratorio sulle osservazioni effettuate. Le indagini sulle quali gli enti preposti in materia di salute, sicurezza e igiene si sono espressi sono state eseguite a tutto tondo ed hanno incluso: l’analisi della tipologia e delle dimensioni di FAV (Fibre Artificiali Vetrose) eventualmente presenti, l’analisi della qualità dell’aria interna e il prelievo e campionamento di fibre areodisperse. I campioni sono stati analizzati dal laboratorio Delta A.P.S. Service S.r.l., qualificato dal Ministero delle Salute ai sensi della normativa vigente per queste tipologie di materiali. I risultati emersi sono stati del tutto in linea con quanto ipotizzato da questa Direzione e risultano assolutamente compatibili con l’utilizzo degli spazi della Galleria dell’Accademia di Firenze. Le FAV presenti nei canali dell’impianto NON appartengono alla “categoria: agenti cancerogeni” e la stessa USL ha dichiarato che “non sussistono rischi di esposizione”. Infine, le analisi sui campioni aerodispersi hanno evidenziato che non sussiste contaminazione in ambiente e hanno riscontrato una concentrazione di fibre ben al di sotto del limite di riferimento ammesso dalla normativa vigente in materia di salute e sicurezza.
Tali risultanze hanno fornito una chiara e, soprattutto, scientificamente documentata condizione dei luoghi; al contrario, le notizie riportate nei mesi scorsi dalla stampa, prive di dati documentali o supporto scientifico,non hanno fatto altro che sortire un inutile e, forse, dannoso risultato di allarmare per i lavoratori e gli utenti, causando un significativo danno d’immagine al Museo da me diretto.
Con questi risultati assolutamente tranquillizzanti il primo stralcio di lavori urgenti fu affidato all’inizio del mese di marzo e, nonostante la contingenza del blocco delle attività, è stato rilevato che questa tipologia di lavori era tra quelle consentite. Sono state studiate e concordate con la ditta e con i rappresentanti dei lavoratori del Museo le modalità di corretta conduzione dell’intervento in sicurezza per tutti. È stata fatta comunicazione al Prefetto e alle altre autorità di vigilanza, come anche ai vertici del MiBACT, i lavori sono stati avviati e alla fine del mese di maggio l’intervento sarà anche concluso.
Con questa rivisitazione quasi cronologica degli eventi che hanno determinato la esecuzione di questo importante intervento di adeguamento impiantistico della Galleria si è cercato anche di evidenziare la notevole capacità tecnica e amministrativa del personale dell’Accademia che, seppur nelle ridottissime unità delle quali dispone, comunque opera con cura e capacità non usuali: magari non è stato possibile fornire adeguate informazioni (peraltro non richieste), ma si è dovuto operare anche nelle condizioni di precarietà ed incertezza che prima ho avuto modo di accennare e, evidentemente, l’obiettivo da privilegiare in tali condizioni non poteva che essere diverso dal raggiungimento del risultato concreto.
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