Ritratto di Lanfranco Colombo, foto di Enzo Nocera, 1981
Una testimonianza
Chissà perché tutte le volte che ho pensato a Josef Sudek, mi è venuto in mente il pittore bolognese Morandi. Forse per l’insistita monomanìa che li ha accomunati negli ultimi decenni delle loro rispettive esistenze, quella coazione a ripetere le mille variazioni della stessa immagine. Forse per il grande amore per le tante piccole cose ordinarie. O forse per quel comune carattere, insieme così riservato, ombroso, difficile ad aprirsi se non ad una cerchia di pochi intimi.
Ho incontrato Josef Sudek nei primissimi anni Settanta a Praga, accompagnato dalla comune amica Anna Farova. Rimasi colpito allora di trovare, in quella grande stanza in cui viveva (oggi i fotografi alla moda la chiamerebbero “loft”), una vera ricapitolazione di un’intera esistenza: il tavolo colmo di oggetti liberty, vetri di Boemia, bicchieri, bottiglie dappertutto (forse qui sta la scintilla che mi ha ricordato Morandi?) e la sua vecchia fotocamera, con la quale scattava ancora le sue fotografie “minime” utilizzando solo la luce naturale. Parlammo a lungo: e mi rievocò — a proposito dell’Italia, e rivolgendosi ad un “fratello commilitone” (anche se di due guerre diverse) — la storia del braccio perso sul fronte italiano, e della donna friulana che lo aveva curato con assoluta dedizione, una dedizione che voleva in qualche modo ripagare in ogni italiano (pochissimi in tutta la sua vita) che andava a trovarlo.
Mi regalò due sue immagini, che — davanti a me — firmò a punta secca con un vecchio pennino Pelikan. Era un uomo di poche parole, ma di grande intensità. Soprattutto riuscì a farmi capire come — in quella Praga normalizzata dei primi anni Settanta — riuscisse a trovare la pace proprio nella dimestichezza quotidiana con i piccoli oggetti che lo circondavano e in cui era condensato tutto il suo amore per la vita.
Ricordo che ci lasciammo con un forte abbraccio: lo faceva con pochi, mi disse, solo “con gli amici che hanno scritto Pace sulla fronte”.
Lanfranco Colombo
Da: Anna Farova, “Josef Sudek Poeta di Praga”, Federico Motta Editore, 1990